Ricordi risalenti al 1993 e al 1997….
Due edizioni del Rally nella mia personale “carriera” (ahahahah!), corse senza velleità, solo per esserci. E ora, dopo tanto tempo – mi dico, non sarà il caso di fare un giro del Rally versione 2011? Perchè mi pare di aver capito che quella sia stata l’ultima edizione…
Insomma, organizzo.
SI fa per dire, ovviamente, perchè di organizzazione ce n’è ben poca, se non un paio di post sull’ormai onnipresente FB, una traccia da usare con navigatore o telefonino e tanta voglia, accumulata durante l’interminabile settimana lavorativa.
Partenza intelligente, roba da estate vacanziera, roba da autostrada intasata e bagaglio esagerato. Si parte alle 6:45 da Riosecco, diretti al rendezvous di Cerbara col Cecconi, l’ingegnere col vizietto delle rotonde. L’aria già si sta scaldando, quando in tre – Bracco, Pando e il sottoscritto, cominciamo a far rotolare i gommoni sull’asfalto della statale…
Il Cecco è puntualissimo: lo troviamo intento a registrare il freno anteriore – fa qualcosa di più di un preoccupante zin-zin, pare… Acquitrina ci aspetta!
Non avevo mai percorso questa salita, quasi leggendaria, e devo dire che è davvero stupenda!
Ma andiamo con ordine, raccontando un po’ questi primi, bellissimi 8 km di vero fuoristrada…
La salita è davvero piacevole all’inizio, sale senza grosse pendenze e su una bella strada compatta, panoramica sull’Alta Valle del Tevere. Infatti abbiamo tempo e forza per fare le foto che si vedono qui sopra (più altre…) e di prenderci un po’ per i fondelli. Dopo un po’, forse un km, la faccenda si fa più ostica: ciottolato e sassi al posto di ghiaia sottile e la fatica aumenta. Aumenta anche la presenza di tafani (amiconi!) che spingono il previdente Pando ad estrarre dalle tasche una flaconcino di Autan per limitare i danni. Superato un tratto pianeggiante ed un cancello, eccoci immersi in una bella pineta ( evidentemente frequentata da simpatici bovini sgagazzatori)
che, tra curve sinuose e leggeri saliscendi, ci porta in breve tempo dritti dritti in quel di Acquitrina. Ancora il Cecco è tranquilllo: non ce l’ha con me per la scelta dei percorsi e le salite e le discese e bla bla bla…pedala e se la gode, fiero del suo silenzioso freno anteriore…
Ma da qui, accipicchia, il discorso cambia decisamente…
La via è sempre più impegnativa, tra strappi secchi, brevi discese, sassaie e tanti rami caduti a terra. Ero già a bocca spalancata da un po’ – vuoi per la fatica vuoi per la bellezza del bosco, quando ecco che mi si para davanti questo spettacolo:
Resto sempre basito di fronte a queste sorprese…parcheggio la bici e scatto qualche foto, finchè non sopraggiunge il Bracco il quale, manco a dirlo, sfodera il suo IFONE e mi immortala qui, nel cuore di questa meraviglia (non certo per autocelebrazione ma soltanto per memoria pubblico la foto)
Faccio fatica a lasciare questo angolo così ipnotico – e non solo perchè mi attende uno strappo micidiale e sassoso….
Nel frattempo sbuca il Cecco, trafelato, decisamente. Immagino che stia cominciando a dedicarmi qualche pensiero…. Ciao Cecco!!! Per farmi perdonare (?) ti dedico queste foto
Superiamo altri due tratti piuttosto impegnativi prima di arrivare nella toilette dei cinghiali
e, successivamente, uscire nel tratto finale della salita, quello più facile. Facile sì, pedalabile, ma comunque immerso in una natura sempre affascinante.
Allo Sbocco della Calla dobbiamo decidere: si fa TUTTO il giro, compreso lo strappo micidiale che sale verso i Prati Alti, o si fila via, zitti zitti, direttamente verso la Spinella?
“Vado a vedere com’è! – dico io. Il Cecco trema. “Di qua, è fantastica!” Il Cecco si avvia, in coda, con uno stato d’animo tra lo sconforto e l’entusiasmo. Cosa stia tra l’entusiasmo e lo sconforto, non saprei dire.
Lo strappo è bello tosto (infatti non ci sono foto….) e conduce alla Cima Coppi del giorno, oltre quota 1000, tra i boschi silenziosi dei Prati Alti. Penso alla foresta di Sherwood di Robin Hood: incocco la freccia e….ed ecco arrivare il Pando; dopo un po’ si accosta il Bracco e infine il Cecco – che mi odia, lo so.
Discesa bella rotta, sassi tanti, canali anche, fino ad arrivare qui
Ancora un po’ di discesa ed eccoci sull’asfalto; ancora qualche centinaio di metri di salita facile e raggiungiamo la sterrata che scende verso Germagnano. Ma prima, come vuole il bon ton, è il caso di fare colazione. Svergognamo il Merendina (alias Cecco) a suon di frutta secca di proveninenza forse aliena, tiriamo giù qualche scemenza, centro la pinza del freno anteriore….
La strada ora prosegue bella e piacevole, tra faggi, castagni, querce, carpini, una Panda, un’Audi, due cani, quattro podisti… fino al bivio successivo, uno strappetto secco che non vale la pena di prendere di punta, visto che è sbarrato da una catena che si può soltanto aggirare. Una casa in fase di ristrutturazione (che gran bel posto! Quota 837) e ancora bosco splendido, prima in salita, poi in un godurioso single track in discesa, esaltante, che sbuca dove comincia la parte più impegnativa della salita verso la Spinella.
…tanti scout, un’altra Audi, ancora scout (zaini colossali)…
Appare sulla sinistra il Lago di Montedoglio e si apre davanti a noi uno dei belvedere più belli che si possano trovare dalle nostre parti. Ovviamente, la casa della Spinella è sommersa di gente…
Al bivio per la discesa su Prato, il Cecco pretende questa
Pare che un qualche suo amico non creda alle sue narrazioni epiche, alle epopee leggendarie che sciorina durante le cene alcoliche, quando ogni minimo gradino diventa uno strappo impensabile e discese infernali si diluiscono in tornantini cervellotici, tra pietre taglienti come coltelli e dirupi disseminati di piante carnbivore. Pare…
Vai Cecco, vai, vai che ora è tutta discesa!
Mini-serie: la genga – libere interpretazioni
…e poi ancora bosco, fino al guado…
…e fino alla fontanella, dove tutti ci si abbevera con calma e dove il Cecco, ispirato dalla mela, realizza il Numero della Giornata, offrendosi agli sguardi nostri e dei pochi locali (bonus: qualche turista), sotto forma di Uomo-Porchetta, disteso sull’asfalto con in bocca il frutto proibito
Ahimè, troppo grande fu lo sforzo… Così immane che, dopo la breve salita verso Pischiano, devastato da crampi inarrestabili, il buon Federico da Cerbara – alias PorcketMan, rinuncia di al sentiero di Montecasale, girando il manubrio verso valle e defilandosi via asfalto alla volta di Cerbara. Grazie Cecco! meriti anche questa
Noi proseguiamo, con un Bracco che comincia a faticare ma una via che è più bella ogni volta che la si fa. Il “sentierino” Montagna-Montecasale offre scorci strepitosi e un terreno divertentissimo
Da Vesina, ancora uno strappo bello “ignorante” e poi di nuovo viottolo, quello che in pratica ci porta alla Via Giulia. La fatica volge al termine, ormai, giusto qualche insellatura ci separa dalla cantoniera di B. Trabaria e alla discesa su Pitigliano. Prima di chiudere, uno sguardo indietro ai bei posti che abbiamo assaporato e un pensiero alla minuta esistenza umana, riassunta nella foto che segue:
Grazie a chi c’era, per l’ottima compagnia e per la condivisione di tanta meraviglia.
Alla prossima puntata (next sunday??)!!!
Ovunquista