L altro versante

“Non più tardi delle otto e mezza!”
Promesso.
Colazione e mattinata dedicata ai bambini, in previsione.
Così avevo garantito, e così ho fatto: in garage alle 8:20…
Niente traccia, oggi, nè racconti di strade, salite o altro; solo un racconto “emozionale” per questo sabato mattina.
Chi dalle foto riconoscerà i luoghi, ben venga, ma per tutti gli altri…Che poi, cosa importa dove ero? quello che conta è cosa mi sono portato dietro (e dentro) quando sono tornato a casa! O no?
Cominciamo da questa nebbiolina di fine luglio che mi ha accompagnato fino ai 600mt di quota
Il Castellaccio - via per P.ggio Rota
E qui, ormai, avevo già lasciato la pianura “vera”, sotto era anche peggio…Mi tornavano alla mente le (poche) uscite in mtb che ho fatto in quel di Piacenza. Bruma fitta (ma era inverno!) in pianura e bel sole in altura, col rientro, ovviamente, che era una tragedia di dita congelate… vabbè, andiamo oltre…
Andiamo qua, a questo bel casale semi-abbandonato (chi ha già indovinato?), dove ho appoggiato la mia Ferro5 per riposare un po’ (oggi uscita del tutto disimpegnata, sì) e per sognare, come faccio spesso, un rifugio ameno. Centoia - verso il P.ggio RotaTanto per tornare nel piacentino, citerò una frase che campeggiava su una targa esposta sul muro d’una piccola casetta in campagna, giusto ai piedi delle colline: “Parva domus, magna quies”. E di grande quiete ho bisogno…

Dopo qualche cacca di cavallo (domenica scorsa, a Sigillo, erano di vacca: oggi, qua, sempre cacca ma di origine diversa) e un po’ di bellissima salita, sono approdato in questa specie di paradiso


Non dirò di che posto sia, dirò soltanto che, davanti a tanto spettacolo, a tanto sfoggio di naturale bellezza, quel poco di spirito che mi resta – da buon uomo moderno, si è elevato un po’, giusto sopra il pelo dell’erba.

La voglia di fermarsi qua è stata veramente grande, così intensa che ho resistito anche all’attacco vile di non so quanti TAFANI (http://it.wikipedia.org/wiki/Tabanus_bovinus) che mi hanno tormentato appiccicandosi ovunque, senza posa, mentre cercavo di scattare foto, improvvisando allo stesso tempo strane danze nel tentativo di allontanare l’odioso flagello estivo: caviglie, cosce, braccia, collo, glutei…un disastro! Qualcuno, da buon animalista, l’ho schiacciato, ma non c’era speranza… Dopo breve fuga ho scattato questa,

e poi me la sono data definitivamente a gambe…!
Nel frattempo, anche un bel capriolo aveva fatto la sua apparizione, sbucando dal bosco sotto la strada e saltellando da par suo tra i gradini della pineta, diretto – mi immagino io – verso la tiepida luce del sole.
Che ci faccio qua, a quest’ora? Sono qua. Non basta?
Poi ho dato uno sguardo al poco di tecnologia che mi porto dietro, valutando il da farsi, e ho scelto per…ah già, niente coordinate, dimenticavo….
Comunque ho percorso una strada bellissima, strappetti duri, sassi, erba rorida, qualche pozzanghera e poi…

Poi ho omaggiato (di nuovo!) il mio ferro e percorso una bella discesina (un’altra l’ho intravista e in parte provata e sarebbe proprio da rifare per intero…e ammetto che lì una full non ci starebbe male….), esplorato una nuova possibilità (appuntata) e infine, da ovunquista che sono, mangiato asfalto e lungoTevere per tornare a casa.
Giuro, lo giuro, che ringrazio questo sabato mattina, grazie dal profondo del cuore.
Se vale la pena faticare così? Non mi riferisco alla salita, ovviamente, ma al quotidiano travaglio. Dico di sì, lo dico tutti i giorni, ma convincersene non è roba da poco.
Alle 8:30 ero sotto la doccia…

Ovunquista