“Porco Diesel!”

Marzo 1992, non erano ancora due anni che pedalavo la MTB: Leggevo “TuttoMTB”, numero nuovo puntuale ogni mese, avevo una coppia dei primi SPD e una Stumpjumper viola cangiante, con le scritte gialle (bellissima!).
Marzo 2014, vado per il quarto di secolo di MTB. Non leggo riviste, se non molto saltuariamente, ho una coppia di SPD XT e ancora bici d’acciaio in garage, due. Bellissime (per me)!
Alcune riviste dei primi anni 90 le ho conservate, gelosamente, una è quella da cui prendo spunto oggi.
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Sono trascorsi ventidue anni da allora e, come vedo, nulla è cambiato. Al di là di qualunque e qualsivoglia sonfinamento sui terreni della politica (o del poco che ne resta) – cosa da cui mi guardo sempre bene perchè foriera di acredine fuori luogo e frequenti idiozie da bar, colpisce la paludosità del nostro (italico) atteggiamento verso le due ruote. Forse la famigerata “crisi economica” ha dato un minimo di input per la maggior diffusione della bici come mezzo di trasporto, ma la gran parte del lavoro è ancora da fare e la strada non pare affatto decisa.
Come vedete, oggi non di mtb si tratta – almeno non solo: parlo di bici, di due ruote, di Graziella come di “figacciosissima” singlespeed “da aperitivo” in centro, di city bike con le borse come di specialissima ultralight.
Leggo di “governo mummia” e sorrido.
Leggo di inquinamento in città e alzo le sopracciglia.
Leggo di FIAT (l’americanissima FIAT…) e sospiro.
Quella di “Dio onnipatente”, poi, mi piace davvero….
E poi, scorrendo: “Esiste il partito degli automobilisti (ACI), perchè non far nascere finalmente quello dei ciclisti.”
Già, perchè? Capisco la necessità dell’unione che, come si dice spesso, fa la forza, ma mi pare anche ridicolo far passare ogni azione, ogni attività, per una qualche categorizzazione, per un partito, per un gruppo, per una squadra o cose simili.
Nessuno si espone come “io”: accettiamo il rischio (sempre minimo) solo di fronte ad un tranquillizzante “noi”, così da scaricare un po’ la “colpa”, nel più perfetto italian-style, anche su qualcun altro (meglio se molti).
Colpa di cosa? Colpa di pensare diversamente, colpa di vedere una differente strada, colpa di non far parte d’una categoria, in fondo. La stessa colpa che impone di entrare, in qualche modo, a far parte dei freeriders o degli XCracers, pena l’incapacità di vivere una propria identità. Invece, credo che sarebbe molto più produttivo esporre se stessi per le cose che crediamo importanti.
Scusate, sto divagando…
Ma voi, voi (pochi, ahimè ) che leggete queste righe, perdete qualche minuto del vostro tempo per riflettere su queste cose, specchiarvi sulle acque di questo stagno.
Sono passati vent’anni e siamo al punto di partenza. Viviamo in un territorio totalmente auto-dipendente e auto-referenziato: strade fatte solo per le auto, città fatte solo per le auto.
Ognuno di noi, se crede sia giusto, deve metter un po’ di se stesso in questa innocente e incruenta rivoluzione, senza fare appello ad associazioni, gruppi e roba simile.
Metterci la propria voglia: la goccia scava la roccia.
Lo dico senza alcun vanto: seppur lontano da dove vorrei arrivare, sono ovunquista per questo, perchè la mia bici può portarmi ovunque.
Grazie per aver sopportato queste righe….stasera girava così….

Ovunquista