La Fine dell’Estate

Era il 23 di giugno, mi pare… (spulcio gli articoli del blog)
Sì, 23 giugno! Avevo dato il mio benvenuto all’estate con un giro oltre confine, un salto verso le Marche.
Stamattina (8 settembre, tanto per amor di cronologia), dopo quasi tre mesi e un’estate non certo torrida , sono partito verso le sette per dare l’arrivederci alla bella stagione. Sulla scorta delle previsioni di fior fior di meteorologi, ho accettato l’addio all’estate 2013 e mirato il bersaglio grosso, il giro che m’è sfuggito un paio di volte, vuoi per il tempo disponibile, vuoi per una ruota un po’ sbranata…
Le temperature sono davvero cambiate, l’aria è mossa, il cielo mutevole. Mi ci ritrovo in questa stagione, nel turbinare dell’autunno venturo…
l'Inizio della Fine
Alle sette è ancora penombra, il sole s’arrampica giusto dietro le colline di Fontecchio e comincia a splendere solo quando raggiungo Belevedere. Nella pinetina c’è la solita atmosfera magica e il profumo di resina; mi godo la silenziosa marcia della singlespeed e respiro a fondo. Sì, ho sostituito le pastiglie dei freni…quelle che avevo facevano un rumore terrificante ed ogni piccolo accenno di frenata era un ragliare asinino ben poco degno del mio cavallo di ferro! Ora posso inchiodare di botto – magari per rubare una foto, senza rovinare il silenzio dove navigo. Potere delle mescole…. E il transito in pineta ne gode parecchio, sopratutto nel brevissimo tratto di discesa che segue il pianoro marnoso sopra Belevedere.
Sono solo. Ho distribuito qualche “invito”, attraverso l’immancabile Feisbuk in particolare, ma, complice la granfondo al Trasimeno, mi ritrovo a fare una solitaria. La cosa non mi dispiace, anzi…un po’ del lupo solitario ce l’ho di mio e queste lunghe girate credo abbiano un altro fascino se fatte in solitudine.
Nello zaino ho:
1,5l d’acqua, due camere d’aria, attrezzi essenziali, pezzo di catena, pompa, due panini, 3 euro e 40 centesimi, telefono e macchina fotografica.
La piana della Trogna, Cima dei Pargi, Fraccano, asfalto…ho davanti un altro mtbiker (incallito?): lo fotografo risucchiato dal sole. Non voglio raggiungerlo, preferisco la solitudine, ma gli rivolgo un saluto silenzioso. Al bivio per il fuoristrada, lui segue il bitume, io svolto a sinistra. Ciao compare!
fantasma di biker nella luce
Quanti km avrò percorso? Otto? Nove? Mi avvio verso il crinale. Una pedalata dopo l’altra. Un respiro dietro l’altro. Non sudo, è fresco, il vento s’è alzato. Discesone “a uovo” che porta alla solita, inevitabile foto. Nei pressi di M. Fiorino – non ci sono storie – il panorama è enorme.
Da M. Fiorino
Strappo ripido!
Andata…
Un altro!
Andato…
Bivio del Catenaccio, qui c’è aria di montagna! Vento autunnale, direi, è proprio la Fine dell’Estate…
Ma sì, invece che la solita strada bianca, andiamo a vedere se si può arrivare proprio in cima in cima al M. Moricce… Prendo la via a destra lasciando la sterrata e salgo. Sulla cresta il vento è teso e molto fresco e il mondo mi annichilisce.
M. Moricce
A sinistra attraverso il cancello e poi comincio a “tartufare”… Vado in cima in cima, incontro due vacche e chiedo loro una posa. Una è più schiva e scende pigramente il pendio sdrucciolevole, l’altra fa la modella (Mucca Poser) – e mi guarda interrogativa
Mucca Poser
Ed ora, la parte più bella del crinale mi aspetta!
…e ancora mucche….
Poi scendo sull’asfalto di Bocca Trabaria, tratto dedicato alla prima tranche di colazione e ad una foto che regalo virtualmente al Bracco, grande estimatore del Colle della Faccenda
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Via Giulia: al solito, bellissima. Meritano un accenno le tre belle quanto antiche strutture che s’incontrano sulla via, nell’ordine: Abbadiaccia, Ca’ del Borchio e Ca’ Concello. L’ultima è per me la più affascinante…sarà per il simpatico strappo che fa da vialetto di ingresso??? Forse….
Ed eccomi all’imbocco dell’ormai celeberrimo Viottolo di Montecasale, sulla “piazza” che sta ai piedi del Poggio della Rocca e dalla quale si gode sempre un favoloso panorama. La “dritta” di Anghiari è lì, sembra una rampa di lancio per arrivare diretti quassù, il convento sta giusto nel mezzo, immerso tra le piante.
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Quante camere d’aria nello zaino? Due! Ecco….
A Pischiano non ne ho più: si prosegue alla va o la spacca, pena il rientro a piedi. La Maledizione del Pando (e del Caramba) non perdona! Certo che un filino più piano potevo andare…. Un saluto ai camminatori che ho incontrato e ai loro scarponcini, ed uno ai bikers – che mi hanno gentilmente lasciato strada.
Ogni volta me lo dico: prima o poi vengo quassù e faccio tre o quattro volte il Viottolo avanti e indietro: troppo bello!!
Riempio la sacca dello zaino a Prato, sotto gli occhi curiosi di una donnina. il Kilometro di Germagnano mi aspetta a passetto. Singlespeed Pride!!
Vado su che è una delizia e riprendo un biker che avevo raggiunto a Pischiano e che a sua volta mi aveva lasciato andare alla fontanella. Lo saluto e svolto per Pian delle Capanne.
Quanti Km? Quanti metri di dislivello? Quante curve? Non sono mica convinto che siano 100 km….mi sa che ho lasciato qualche traccia nascosta quando ho caricato il file su GPSies… Comunque sia, mi sono promesso che non avrei nemmeno guardato traccia, km, metri etc etc, che avrei soltanto pedalato e guidato, respirato, fotografato. Così faccio e, quando scollino a due passi dalla Spinella, sono così felice che mi piglia voglia di arrivare al valico di Via Maggio… e la bella discesa da Pian delle Capanne? Ci sarà da stare attento, ci sono tantissime pietre e io non ho altre forature disponibili…ho finito le vite, avremmo detto tanti anni fa giocando a Pacman! Lo penso davvero, sorrido e mi godo l’abbraccio dell’Alpe della Luna.
Raggiungo un gruppo di bikers che stanno svoltando per tornare verso la Montagna, pregustando il mio paninuccio col miele.
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Lo gusto seduto al tavolo, panchina di legno, profumo di bosco. Discesa!!!
…e che discesa!
L’avevo fatta in salita soltanto, quel giorno che il Caramba fece Carnevale (https://www.mtbistincalliti.com/blog/?p=613)… Tanto scarpinare tra tante rocce, un bosco stupendo, una lotteria di traiettorie…
Infatti. Diciamo che la rigida qui non è il massimo… 😀 Scendo spesso trialisticamente, attentissimo ai colpi che potrebbero significare pizzicatura e grande camminata – nonchè un’altra rinuncia al giro previsto. Arrivo in fondo dopo una sosta a metà discesa, giusto dopo la serie di tornantini ripidi e pieni di scogli, le mani gridano vendetta…ma c’è del godimento anche in questo! Catàrsi!
Il rientro in direzione La Calla è su una strada bellissima, larga e in parte battuta, frequentata sopratutto (ne incontro qualcuno) da cavalli e relativi ippofili e qualche auto della forestale, un po’ di mtb e poco altro. Piuttosto scorrevole, solo l’ultimo km è più impegnativo. Prima della fatica, però, offre questo
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La domanda, ora, sorge spontanea: scendo per Acquitrina o per il Seccatoio??? Acquitrina è più incazzata…mi piace!…acc, non ho più vite…! Seccatoio! Velocissima, curvoni che sogno di fare con una bici più “disponibile”: la mia bella ferrosa non perdona! Ma mi diverto lo stesso, accidenti se mi diverto! E tutta questa natura pervasiva…tutto questo verde, questa frescura settembrina…Wow!
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(n.b. rametto fotografato dopo lo spolpaggio)
…More?!?!?!?! Me ne faccio qualche bella manciata, sono deliziose!
E mi viene un’idea…Dal momento che sto benone e che ho tempo, perchè non fare qualche altra sortita fuoristrada invece che rientrare diretto per l’asfalto? Magari ai cento posso andarci vicino…
Ma sì, facciamolo! Anche se qui minaccia pioggia (qualche goccia comincio la avvertirò poi passando per San Sepolcro)…
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Una pedalata dopo l’altra. E’ bellissimo andare in bici, accidenti, non so come spiegarlo! E questa roba di non cambiare mai… Fichè durerannno le forze, dovrò avere almeno una singlespeed in garage…
Risalgo a sinistra, subito dopo il ponte sull’Afra, strada sterrata per la Torraccia e Cospaia. Poi su per Valdimonte, e a destra per la statale di B. Trabaria; passo dietro S. Anastasio e scendo a Celalba.
In questo blog, non voglio nemmeno caricare la foto che testimonia l’ennesimo scempio perpetrato dai soliti ignoti (o quasi) a danno dei nostri boschi. Si sappia solo che questo è ciò che abbiamo a disposizione: un’inesistente senso civico, un vergognoso senso del rispetto di ciò che è di tutti (quindi anche nostro proprio), una triste prepotenza da omuncoli. Di fronte a tali scempi, mi chiedo se sia davvero il caso di considerare l’uomo la malattia degenerativa e degenerante di questo pianeta.
Peccato, non averi voluto questo epilogo per la mia bella solitaria…
Appoggio la bici alla parete del garage; sono passate sei ore e mezza da quando sono partito. Tanto sudore e tanto da ricordare, le mie piccole ruote scorrono su una trottola che girovaga nell’universo…

Ovunquista